| ||
Oggi, 31 ottobre si festeggiano i 100 anni della Giornata Mondiale del Risparmio, parliamo dunque di un secolo di cultura del risparmio. Direttore, come si è evoluta, a Suo avviso, l’idea di risparmio in cento anni nel nostro Paese e, soprattutto, nelle zone in cui opera la Banca di Ripatransone e del Fermano?
Personalmente, sono molto legato a questa giornata per ragioni affettive e nostalgiche. Mi riporta indietro nel tempo, alla mia infanzia, e segnatamente al 31 ottobre 1979. Frequentavo la prima elementare e il mio insegnante, il compianto Maestro Alfredo Rossi, da sempre sensibile e attento alla tematica, ci fece scoprire quel nuovo giorno di festa che, negli anni a seguire, continuammo puntualmente a celebrare. Ricordo bene che per l’occasione il maestro ci assegnava un disegno da realizzare e una poesia da imparare e recitare a memoria. E’ nato così, da bambino, il rapporto tra me e il 31 ottobre, una data che poi ho riscoperto da grande, grazie alla mia professione, cogliendone altri aspetti e connotazioni, ovviamente più significativi e complessi, legati alla rilevanza che assume il tema del risparmio, nel panorama internazionale, nazionale e locale.
Guardando all’Italia, si parla , a ragione, di vera e propria cultura del risparmio, trattandosi di uno dei pilastri fondanti del nostro sistema Paese, tanto da ricevere un’attenzione e una tutela, prioritarie ed esclusive, a livello costituzionale. I Padri Costituenti hanno infatti riservato, al risparmio, un apposito articolo, tra quelli del Capo III, dedicato ai “Rapporti Economici”, precisamente il numero 47 che recita:
“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà` dell’abitazione, alla proprietà` diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”
Proprio in questi giorni, leggendo con curiosità, alcuni passaggi dell’iter legislativo in Assemblea Costituente, dalle prime formulazioni, in seno alle Sottocommissioni, alla definitiva approvazione e stesura del testo, sono rimasto colpito, dalla competenza, dalla passione e dall’intensità che ne caratterizzarono i lavori e il dibattito. Lo spirito che animò le discussioni sulla necessità di riconoscere una tutela costituzionale al risparmio, sul farlo confinandola in un comma dell’articolo dedicato alla proprietà o di quello riservato al lavoro, o piuttosto (come poi avvenne), inserendola in uno specifico articolo, l’introduzione di una apposito comma destinato al “risparmio popolare” e alle sue possibili destinazioni, sono la dimostrazione di quanto la cultura del risparmio fosse permeata nel Paese e a mio avviso, rappresentano, altresì, un condensato dello spessore umano e politico dei nostri Padri costituenti.
Ovviamente anche il risparmio, soprattutto nel corso degli ultimi decenni, è stato protagonista di una progressiva evoluzione, nelle sue varie forme, destinazioni e modalità di gestione che ha comportato la necessità di ulteriori interventi normativi e regolamentari, a carattere nazionale e sovranazionale, in linea con la sua crescente complessità. Continua comunque a rivestire un ruolo primario nella struttura socio economica “bancocentrica” del nostro Paese e delle comunità locali, come quelle in cui opera la Banca di Ripatransone e del Fermano.
Per una Banca di Credito Cooperativo, il risparmio del territorio in cui esercita la propria attività di intermediazione, rappresenta la linfa vitale per dare sostegno finanziario all’economia locale. La fiducia che ripongono i risparmiatori nella Banca di Ripatransone e del Fermano, è fondamentale e lo sarà sempre, per garantire l’affiancamento e il supporto costante e crescente, al mondo dei privati e delle imprese.
Secondo i dati di Banca d’Italia, gli italiani custodiscono oltre 5700 miliardi di patrimonio. A Suo avviso, come va valorizzato, difeso, investito questo tesoro in una situazione socio-economica molto incerta come quella attuale?
L'ultimo report Banca d’Italia-Istat del gennaio 2024, riferito all’intervallo temporale 2005-2022, restituisce un quadro della c.d. “Ricchezza dei settori istituzionali in Italia”, ad una prima lettura, positivo e incoraggiante. Analizzando, il dato della c.d. “Ricchezza nazionale della famiglie” emerge, effettivamente, come le attività finanziarie dalle stesse detenute, siano cresciute da circa 5.200 miliardi di euro del 2005 a circa 6.300 miliardi di euro nel 2022. Inoltre questo stock che tra l’altro corrisponde all’11,4% della ricchezza finanziaria a livello europeo, supera di ben 6 volte quello delle passività (i debiti) riconducibili al medesimo segmento. Quindi tutto bene? Purtroppo no, la realtà non è così brillante, come apparentemente può sembrare. Basta allargare il campo d’indagine anche ad altri report (come ad esempio il Big Global Wealth Report 2024 di Boston Consulting Group, quello sulla concentrazione della ricchezza di OXFAM Italia e quello sulla povertà dell’Istat del 17 ottobre scorso) ed indicatori, come quello della ricchezza netta pro capite e soprattutto quelli della distribuzione della ricchezza e della povertà, per far emergere un quadro oggettivamente più inquietante e preoccupante. Per ciò che riguarda la prima, infatti, alla fine del 2022, l’Italia, esprimeva il valore più basso nel confronto internazionale, a eccezione della Spagna (per la quale però l’ultimo dato disponibile si riferisce al 2021). Ad allarmare maggiormente, a mio avviso , sono però i numeri che concernono la distribuzione della ricchezza e la povertà e che rappresentano la cartina tornasole del trend negativo che ha assunto ormai da anni, in gran parte dei paesi occidentali, il coefficiente di Gini, uno dei principali indicatori di misurazione della diseguaglianza. In Italia, a fine 2022, l’1% più ricco possedeva 84 volte la ricchezza del 20% più povero della popolazione (fonte OXFAM Italia). Detto con altri numeri (fonte BCG ), appena 2.300 persone detengono ben il 17% di tutta la ricchezza finanziaria del Paese e non più di 457 mila persone, pari a circa lo 0,77% della popolazione (sic!), ne posseggono addirittura attorno al 50% (sic!). I numeri sulla povertà (fonte ISTAT) sono ancor più sconvolgenti: 5,7 milioni di residenti (pari a poco meno del 10% della popolazione) vive in condizioni di povertà assoluta e tra questi ben 1,3 milioni sono minori d’età, il dato peggiore della serie storica dal 2014 (13,8% del totale).
La concentrazione della ricchezza e l’eccesso di povertà, generano sicuramente maggiori squilibri e criticità anche in termini di efficacia ed efficienza dell’allocazione del risparmio. L’Italia, dopo aver sperimentato a cavallo tra gli anni ‘50 e i primi anni ’80, un primo fruttuoso periodo, in termini di riduzione delle diseguaglianze, ha poi purtroppo interrotto ed invertito bruscamente il trend. Le ragioni sono diverse e non è questa la sede più idonea, anche per ragioni di spazio, per dibatterne. Ciò che va sottolineato è che il ritorno ad un progressivo riequilibrio ed ad una maggiore equità nella distribuzione della ricchezza, contribuirebbero ad una maggiore funzionalità e valorizzazione del risparmio e del suo impiego. Riallacciandomi alla precedente domanda e risposta, la ricetta per la soluzione del problema, ci sarebbe già, ed è contenuta nel secondo comma dell’articolo 3 della nostra Carta Costituzionale che sancisce che “(…) E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. “ Tuttavia, come sostenne uno dei più autorevoli Padri Costituenti, il Prof Piero Calamandrei, nel suo discorso agli studenti milanesi del 1955, “la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.”
La Banca di Ripatransone e del Fermano è una Banca di Credito Cooperativo. Per citare un recente spot pubblicitario, si tratta di una “banca differente”, perché ha una Carta dei Valori molto esplicita sotto il profilo etico e perché tramite Federcasse, la propria Federazione nazionale, aderisce all’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) che promuove in Italia gli obiettivi di sviluppo sostenibile scelti dall’ONU su votazione e promossi a livello globale nell’ambito dell’Agenda 2030. Quali sono, da sempre, le prerogative del credito cooperativo che tendono a tutelare il risparmio?
Le linee guida sancite dall’art. 2 dello Statuto della Banca di Ripatransone e del Fermano, dalla Carta dei Valori, dalla Carta della Coesione e dalla Carta della Finanza Libera, Forte e Democratica, del Credito Cooperativo e dall’Asvis, definiscono e indirizzano lo svolgimento dell’attività finanziaria e creditizia da parte della Banca che deve essere improntato sui principi della cooperazione, della solidarietà, della mutualità, della trasparenza, della reciprocità , dell’ascolto, del legame col territorio, della competenza, della professionalità.
Ricordiamo che lo scopo principale della Banca di Ripatransone e del Fermano è quello di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione, l’educazione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione sociale, la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera e la costruzione del bene comune.
Oltre a queste prerogative che la caratterizzano e che rappresentano comunque dei capisaldi a tutela del risparmio, la Banca aderisce anche agli strumenti di tutela dei depositanti previsti dalla vigente normativa, come il Fondo di Garanzia dei depositanti del Credito Cooperativo. Inoltre appartenendo al Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea Banca, la Banca di Ripatransone e del Fermano e la propria clientela, godono di un ulteriore strumento di protezione. La Banca partecipa infatti, al cosiddetto “Schema di Garanzia” del Gruppo, un meccanismo di ulteriore protezione che, da una parte, opera verso l’esterno del Gruppo a tutela della clientela e, dall’altra, assicura, in caso di eventuale necessità, un meccanismo di sostegno finanziario per la solvibilità e liquidità delle BCC partecipanti al Gruppo stesso.
Di certo, quando il risparmio viene investito è positivo il fatto che poi i risultati si vedano a casa propria, nel proprio territorio. In questo, dal recente Bilancio di Coerenza, si evince che la sua Banca reinveste gran parte della raccolta proprio a favore di aziende, liberi professionisti, famiglie e giovani del territorio. Quali sono i progetti in cui viene impiegata?
La Banca di Ripatransone e del Fermano, essendo una Banca di Credito Cooperativo, ha, per legge e per statuto, il felice obbligo (come amo definirlo), di realizzare il 95% dei finanziamenti , sul proprio territorio di competenza. La banca pertanto è una protagonista importante nella attuazione dell’Economia Circolare. I risparmi che raccogliamo dai nostri depositanti, vengono in gran parte destinati a sostenere il fabbisogno finanziario dei privati, delle famiglie e delle imprese del territorio che, grazie appunto a questo risparmio, possono dare vita ai loro piani di investimento. I progetti che il risparmio locale finanzia sono molteplici e si differenziano, per prenditore e categoria (consumatori privati e famiglie, artigiani, agricoltori, imprese, enti), per settore di destinazione (agricoltura, edilizia, commercio, servizi, industria, turismo, trasporti, trasformazione, etc) per finalità (ad esempio investimenti edilizi privati o societari, investimenti in macchinari e attrezzature, acquisto beni di consumo, smobilizzo dei crediti, ripristino scorte, operatività con l’estero, etc ) per forma tecnica (aperture di credito in c/c, mutui fondiari, ipotecari, chirografari, affidamenti autoliquidanti, finanziamenti all’import o all’export, etc )
In un mondo in cui gli strumenti a disposizione del risparmiatore sono sempre più complessi e costituiscono sia delle interessanti opportunità sia dei rischi di cui è necessario essere consapevoli, la formazione conta molto. Quali sono le azioni che la sua banca svolge sul territorio a tal proposito?
La complessità e l’incertezza che connotano progressivamente la nostra quotidianità e che prefigurano gli scenari del nostro futuro, rafforzano ulteriormente la necessità per ciascuno di noi, di adottare scelte e comportamenti orientati ad una sana ed equilibrata pianificazione finanziaria e cioè ad una gestione dei propri risparmi, matura, diversificata e completa che non può assolutamente più prescindere e trascurare anche ambiti e strumenti di natura assicurativa e previdenziale. In tal senso è indispensabile un adeguato livello di conoscenza e di cultura finanziaria al fine di approcciare e gestire in modo consapevole e responsabile i propri risparmi e affrontare in modo equilibrato e ponderato, le decisioni di investimento.
La nostra Banca è sensibile da tempo a tale necessità e ha deciso di affrontarla mettendo in atto una pluralità di iniziative:
- un catalogo di offerta finanziaria variegato e completo a disposizione della clientela, con strumenti finanziari, assicurativi e previdenziali che siano in grado di soddisfare tutte le esigenze della clientela (come ad esempio la protezione e remunerazione del capitale, il frazionamento dei rischi, la gestione successoria, quella pensionistica, etc etc);
- un servizio di consulenza finanziaria prestato dal personale della rete commerciale, altamente preparato e qualificato e continuamente aggiornato anche attraverso appositi percorsi formativi specialistici a cui la banca dedica tempo e risorse;
- ultimo, ma assolutamente non meno importante, un’attenzione particolare al tema dell’educazione finanziaria sul territorio attraverso diverse iniziative che la banca mette in atto già da molti anni. Ne ricordo qui solo alcune quali: “Crescere nella Cooperazione” (un progetto di educazione cooperativa, rivolto a tutti i segmenti di scolarità, attivo nelle Marche dal 2006. La realizzazione del progetto conta su di una sinergia interistituzionale) e “110 lode” (un progetto di educazione finanziaria per le classi del triennio degli Istituti di Istruzione Secondaria al quale negli anni hanno aderito il Liceo Classico Leopardi e il Liceo Scientifico Rosetti di San Benedetto del Tronto , e l’IIS “Fazzini Mercantini” di Grottammare). Voglio lanciare poi, proprio oggi, in occasione di questa importante Giornata, “Finanza Epica” un nuovo interessantissimo progetto di Educazione economico-finanziaria, in collaborazione con Federcasse e con la Fondazione Tertio Millennio, che realizzeremo nei prossimi mesi, sempre presso gli Istituti di Istruzione Secondaria che stanno aderendo e aderiranno all’iniziativa.
Come opera, nel territorio, la sua Banca a supporto delle Comunità Locali e delle associazioni che si occupano di problematiche come, ad esempio, la povertà o l’usura?
La Banca di Ripatransone e del Fermano da sempre è sensibile al ruolo e al fattivo operato della Società Civile. Alla tradizionale attività di intermediazione finanziaria e creditizia ha sempre accompagnato una vicinanza e un affiancamento al mondo dell’associazionismo locale, nelle sue varie caratterizzazioni, musicale, artistico, sportivo, sociale, ricreativo, religioso, etc. contribuendo alla realizzazione di diversi progetti ed eventi sul territorio.
In tema di lotta contro la povertà e l’usura, da molti anni la nostra Banca è parte attiva, anche attraverso la partnership con la Fondazione Monsignor Traini di San Benedetto del Tronto, un ente filantropico che si occupa di ascolto, consulenza e sostegno, attraverso il rilascio di garanzie, di persone e famiglie che versano in condizioni debitorie problematiche, a volte disperate. Insieme alla Fondazione abbiamo condiviso numerose operazioni di finanziamento assistito, con esiti particolarmente favorevoli, contribuendo ad una vera e propria redenzione di soggetti ormai esclusi dal circuito bancario e creditizio.
Come già sopra evidenziato, il quadro attuale di una società più povera e più diseguale rispetto a quella di fine secolo scorso, è un quadro che non ci piace e ci preoccupa. Pertanto il nostro sguardo,la nostra attenzione e la nostra azione, saranno sempre forti e intensi su quelle iniziative volte a un riequilibrio delle condizioni generali di vita.
Che relazione esiste tra il concetto di risparmio e quello di economia civile?
Partirei dal motto dell’Economia Civile che recita “L’economia o è civile o non è economia” e che ne racchiude contenuti e portata. Si tratta di un pensiero e un agire economico che si misura con le persone, le relazioni, i luoghi. Si fonda sulle virtù civiche e sulla natura socievole dell’essere umano che per natura è portato alle relazioni con gli altri. La virtù non deve esprimersi ed essere coltivata soltanto nella vita privata e familiare o in momenti speciali ed eroici ma può manifestarsi anche nella vita pubblica e nelle relazioni civili della vita quotidiana, quindi anche nel mercato. Le virtù si potrebbe dire che crescono con l’uso e si perdono se non vengono praticate, coltivate e persino premiate e riconosciute dal sistema sociale. Hanno a che fare dunque sia con la dimensione dell’agire umano che con i sistemi culturali nei quali la persona è inserita.
Ci sarebbe da dire molto altro ma credo che già queste righe siano più che esaustive per dimostrare che risparmio ed Economia Civile , possono anzi devono essere in relazione.
In ciò il Credito Cooperativo si è caratterizzato da tempo dotandosi di un documento guida “La Carta della Finanza Libera Forte e Democratica” in occasione del XIV Congresso Nazionale tenutosi a Roma nel dicembre 2011, ribadendo l’impegno delle BCC nell’agire economico, civile e sociale per il rilancio di un Paese ancora segnato dalla grave crisi economico finanziaria innescata nel 2008. Il documento sancisce la Finanza che il Credito Cooperativo vuole: responsabile, plurale, sociale, inclusiva, comprensibile, utile, incentivante, educante, efficiente, partecipata.
Quanto può, a Suo avviso, un’economia civile influenzare la compiuta realizzazione di una società civile e in che modo?
I beni relazionali, sono “prodotti” tipici dell’Economia Civile e vengono prodotti dalle relazioni umane, quindi dalla società civile. Questa relazione contiene in se la risposta al quesito. I beni relazionali sono tipici delle reti informali, delle reti associative, dei sistemi sociali, del mondo cooperativistico.. La caratteristica principale è che si fondano sul principio di reciprocità e richiedono una forma di condivisione volontaria come condizione necessaria per esistere. Sono beni che esistono in quanto due o più persone si incontrano ed entrano in una relazione di scambio reciproco. L’apertura a questa dimensione relazionale è fondamentale per capire come anche tutte le relazioni economiche, un tempo interpretate solo come luogo di massimizzazione dei risultati, si intreccino invece con le emozioni, l’empatia e le incertezze delle relazioni interpersonali. L’elemento della circolarità è essenziale nel mondo dell’Economia Civile. L’idea centrale della sussidiarietà circolare è che non solo l’ente pubblico (o il mercato), ma tutta la società deve farsi carico del welfare. E ciò a partire dalla considerazione che i portatori di bisogni sono anche portatori di conoscenze e di risorse. Da ciò deriva una duplice conseguenza. Primo: l’ente pubblico non è l’unico ed esclusivo titolare del diritto-dovere di erogare servizi di welfare destinati ai propri cittadini e, specialmente, del potere di definire da solo i modi di soddisfacimento dei bisogni individuali. Secondo: gli enti del terzo settore e della società civile organizzata assumono un ruolo cruciale nell’individuazione dei bisogni e nella generazione di soluzioni e politiche.
Credo che queste poche righe siano più che adeguate a far comprendere in che modo una economia civile possa contribuire alla compiuta realizzazione della società civile.